Igino Ugo Tarchetti – Fosca

In questo bruttissimo periodo in cui siamo confinati in casa, la lettura e i libri sono per me degli amici fidati.

Il libro di cui vi parlerò in questo articolo è certamente particolare, di quelli che lasciano un segno nella memoria di ogni suo lettore, ovvero il romanzo breve di Igino Ugo Tarchetti – “Fosca“.

La sua prima pubblicazione, come libro vero e proprio, risale al 1971 ma la prima volta che fu reso pubblico risale al 1869, quando fu pubblicato a puntate su un giornale dell’epoca. Altra particolarità di questo romanzo è che fu concluso dallo scrittore Salvatore Farina in quanto Tarchetti morì improvvisamente di tifo prima di riuscire a concludere il romanzo.

Il protagonista di questo libro si chiama Giorgio, un ufficiale dell’esercito, che racconta in forma di diario la storia d’amore travagliata con due donne: Clara e Fosca.

Giorgio, messo a riposo per un periodo dalla sua carriera militare per problemi di salute, si trasferisce a Milano dove casualmente incontra Clara, una donna bellissima, giovane ma sposata, con la quale intrattiene comunque un’appassionata e intensa relazione amorosa.

Trascorsi un paio di mesi, visto che le condizioni di salute di Giorgio sono decisamente migliorate, viene richiamato nell’esercito e mandato in una piccola cittadina di provincia, dove conosce Fosca, cugina del suo colonnello che, per altro, lo ospita.

Fosca è una donna davvero molto brutta, provata nel fisico e nella mente da una non specificata malattia di origine psico-fisica che la consuma giorno dopo giorno; allo stesso tempo però è una donna estremamente sensibile e di grande cultura. Per la donna Giorgio diventa per lei una vera e propria fissazione alla quale si aggrappa con tutta se stessa.

La cosa stranissima è la reazione di Giorgio che, con il passare del tempo, pensa sempre meno alla splendida Clara e nonostante la sua riluttanza e il ribrezzo fisico che prova per Fosca, giorno dopo giorno se ne lega, suo malgrado, in modo morboso.

Fosca trae un gran giovamento in termini di salute da questo legame malato e morboso con Giorgio a discapito di quest’ultimo che invece pare ammalarsi della stessa strana malattia della donna.

Grazie alla complicità del suo medico, Giorgio riesce a ottenere il trasferimento a Milano ma, nei giorni prima di lasciare la casa del colonnello, la situazione crolla drammaticamente: Fosca muore in seguito alla sola notte di passione trascorsa con Giorgio e quest’ultimo viene sfidato a duello dal colonnello.

Proprio durante i preparativi del duello, Giorgio si accascia a terra colto da un malore e a tutti è chiaro che ormai l’uomo è stato contagiato, irrimediabilmente, dallo stesso malessere mentale di cui era vittima la povera Fosca.

Questo romanzo, tristissimo ma molto attuale nonostante l’epoca in cui fu scritto, fa senza dubbio riflettere molto sulle varie tipologie di amore, da quello romantico a quello distruttivo e morboso, ahimè così attuale.

Consiglio davvero a tutti la lettura di questo libro perché si legge in un attimo ma non si scorda davvero più.

Inoltre, da questo romanzo, è stato tratto un film negli ’80 (più precisamente nel 1981) diretto da Ettore Scola ed interpretato, tra gli altri, dalla bravissima Valeria d’Obici nei panni di Fosca, da Laura Antonelli nei panni di Clara e Bernard Giraudeau nel ruolo di Giorgio.

Per chi fosse interessato alla lettura di questo libro, vi informo che è scaricabile GRATUITAMENTE da questo link  in formato PDF.

Igino Pietro Teodoro Tarchetti (lo pseudonimo Ugo fu aggiunto a partire dal 1864, in omaggio a Foscolo) nacque a San Salvatore Monferrato, vicino ad Alessandria, nel 1839.

Studiò a Casale e a Valenza, e si arruolò giovane nell’esercito, partecipando a varie campagne per la repressione del brigantaggio nel Sud Italia. 

Verso il mese di novembre del 1865 Tarchetti, che si trovava a Parma per incarichi militari, conobbe una donna, una certa Carolina (o forse Angiolina), parente di un suo superiore, malata di epilessia e prossima alla morte. Pur non essendo bella, questa suscitò subito un’attrazione da parte dello scrittore, forse per i grandissimi occhi neri e le trecce color ebano.

Tarchetti stesso così la descrive: “Quell’infelice mi ama perdutamente… il medico mi disse che morrà fra sei o sette mesi, ciò mi lacera l’anima, vorrei consolarla e non ho il coraggio, vorrei abbellire d’una misera e fuggevole felicità i suoi ultimi giorni e v’ha la natura che mi respinge da lei“. La relazione fra i due fu uno scandalo e la donna fu fonte di ispirazione per il personaggio di Fosca nell’omonimo romanzo (1869).

Nel 1865 Tarchetti abbandonò la vita militare per problemi di salute, trasferendosi definitivamente a Milano. Qui trascorse i suoi ultimi anni, frequentando salotti culturali e conducendo una frenetica attività letteraria che portò alla pubblicazione di articoli, romanzi, racconti e poesie.

Malato di tisi, morì per una febbre tifoide il 25 marzo del 1869 in casa dell’amico Salvatore Farina, venendo sepolto al Cimitero monumentale di Milano e successivamente trasferito al cimitero di San Salvatore Monferrato. La fine avvenne ben prima di quella della malata Carolina, che – si dice – gli sopravvisse e onorò la scomparsa del poeta il 1º novembre di ogni anno, mandando fiori alla sua lapide.

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