Castello di Vezio

Il Castello di Vezio ha origini antichissime che si perdono quasi nella notte dei tempi.
Nella frazione di Vezio (LC) fu eretta dai Romani una fortificazione che facilitava il controllo della via della Riviera e delle sponde del sottostante lago di Como, sul cui promontorio nel frattempo, era sorta Varenna, punto d’attracco del naviglio commerciale e militare della zona.

Il perimetro delle mura e delle opere difensive di Vezio si estendeva presumibilmente dalla Foppa allo sperone a strapiombo su cui si erge il castello. All’interno di questo perimetro sorgevano le abitazioni ed i magazzini delle cui fondamenta sono visibili tutt’oggi l’imponenza e la perfezione muraria in molte cantine del centro storico.

Nel 1891 vennero alla luce alcune tombe dell’età del ferro e nel 1955-56, durante i lavori di ricostruzione del castello ad opera della famiglia Greppi, attuale proprietaria, affiorarono punte di frecce in ferro con cuspide triangolare, spade ed elmi. La torre del castello presenta una merlatura quadrata uguale a quella del castello di Cly in Valle d’Aosta.

Nulla si sa di Vezio e delle vicissitudini che ebbe a superare dalla calata dei barbari all’affermarsi dei Longobardi prima e dei Franchi poi, la rocca seguì verosimilmente le sorti di Varenna, alla quale era stata unita da mura che, come due lunghe braccia, scendevano fino al lago a difesa del borgo lacustre.

La leggenda raccontata da Anton Gioseffo della Torre di Rezzonico nel suo libro “Larius” provvede alla mancanza di informazioni riguardanti quel citato periodo.
Egli narra che la famosa Teodolinda, regina dei Longobardi, trascorrendo i suoi ultimi anni a Perledo, avrebbe fatto costruire la chiesa di San Martino con l’antico campanile a forma di torre, ed il castello di Vezio unitamente all’oratorio di Sant’Antonio per lasciare una traccia visibile della sua fede nel Cristianesimo.

Nel caso di Vezio è evidente l’interesse alla ricostruzione del castello andato distrutto a seguito di eventi bellici non precisati, l’edificio, così com’è giunto ai nostri giorni, presenta caratteristiche costruttive di epoca medievale.

Ogni comune allora era cinto da spesse mura, e i castelli e le torri, disseminate sulle alture, avevano per lo più funzione di avvistamento o di punti obbligati per la riscossione dei pedaggi.

Il fatto che l’Anonimo Cumano non citi il castello di Vezio nei suoi commentari relativi alla guerra decennale (1118-1127) tra Milano e Como a causa della nomina del vescovo di questa città, non significa che il castello non fosse precedentemente esistente.

Il castello non si trovò coinvolto, se non marginalmente, nemmeno nel 1244, quando per la prima volta Varenna fu distrutta dai comaschi, ai quali si era ribellata. La popolazione trovò rifugio nel maniero che, per la sua posizione, era inespugnabile ed in esso i varennesi ritemprarono gli animi e la forza per ribellarsi di nuovo, quattro anni dopo, durante il giogo comasco.
Anche in questa occasione Varenna venne messa a ferro e fuoco, ma il castello resistette.

Vezio vide trascorrere le Signorie dei Visconti e dei Torriani, le dominazioni dei francesi e degli spagnoli, così come sopportò i decreti dei veneti e dei signori di Bergamo, divenne, con Varenna, un feudo vescovile, quindi passò ai Dal Verme e ad altri ancora sinché non ne vennero investiti il conte Francesco Sfondrati ed i suoi eredi.

L’investitura della costruzione passò nel 1631 a Giovanni Antonio de’ Tarelli e l’affittanza, venticinque anni dopo, ad Antonio Tarelli. In questo periodo il castello venne addirittura riedificato più che riattato, lo si deduce da due iscrizioni, dettate dal poeta Parlaschino, le cui ceneri si trovano tuttora a Riva di Gittana, nel territorio perledese.

In merito alla famiglia Tarelli, occorre sottolineare che fu decimata dalla peste che imperversò tra il novembre del 1629 e il marzo del 1630. L’ultima discendente di questa famiglia è scomparsa in tempi recenti (1959) e nel cimitero di Vezio esiste la sua lapide commemorativa.

Nel 1647 le terre di Perledo e Varenna vennero investite nel feudo valtellinese del conte Giulio Monti.

Nel 1778, l’infeudamento di Varenna passò alla famiglia Serbelloni, la cui congiunta, Crivelli Serbelloni, mantenne il possesso della torre di Vezio fino all’Ottocento.

All’interno del perimetro del castello si svolge, una volta al giorno, uno spettacolo di falconeria molto interessante e i rapaci, al di fuori dell’orario della rappresentazione, se le condizioni meteo lo permettono, sono visibili nel giardino del castello.

Inoltre, gironzolando per il castello vi potrete imbattere in simpatiche riproduzioni di fantasmi 🙂

Come arrivare:

In Auto: SS 36 fino a Lecco, uscita Abbadia Lariana, poi SP 72 fino a Varenna, quindi a destra per Esino Lario fino alla deviazione per Vezio.

In treno: dalla Stazione Centrale di Milano, linea Milano–Sondrio–Tirano, fermata Varenna Esino Lario.

Per maggiori informazioni potete consultare il Sito del Castello di Vezio.

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