Abel Il Figlio del Vento

Il 29 di settembre 2016 è uscito nelle sale cinematografiche questo film che io ho avuto occasione di vedere qualche giorno prima in anteprima al cinema Odeon di Milano, sto parlando di Abel Il Figlio del Vento.

Posso affermare senza dubbio che era un po’ di tempo che non vedevo un film così bello.

L’aquilotto più forte è destinato a scacciare dal nido il fratello più debole: questo è solitamente ciò che accade quando due piccoli di aquila si trovano a condividere lo stesso nido. Spesso accade anche tra gli uomini che, a ferirli, siano proprio le persone più vicine.

Lukas (Manuel Camacho), infatti, soffre a causa della freddezza che il padre Keller (Tobias Moretti) mostra nei suoi confronti successivamente alla dolorosa perdita della moglie, morta nel tentativo di salvare il piccolo Lukas da un incendio. Il bambino porta sulle sue giovani spalle il peso della morte della madre.

Abel Il Figlio del Vento

La storia della nostra aquila ha inizio nel nido in cui è nata.

L’aquilotto primogenito scaccia il fratello più debole dal nido condannandolo a morte certa una volta caduto nel bosco. Ma il destino dà una mano al cucciolo: Lukas trova l’aquilotto, lo chiama Abel e decide di prendersene cura in segreto, offrendogli tutto l’amore e la compagnia che gli sono invece negati a casa.

Lukas non può portare a casa l’aquilotto – dato che suo padre è un cacciatore – e decide quindi di sistemare l’aquilotto in un rifugio segreto, la vecchia casa di famiglia, situata in cima alla collina e rimasta disabitata in seguito a un incendio.

E’ in questo luogo che Lukas protegge dai pericoli l’aquilotto e se ne prende amorevolmente cura. Decide di chiamarlo Abel: in breve tempo tra i due si instaura un profondo rapporto di amicizia.

 

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Sarà pronto Lukas, quando arriverà il tempo di restituire Abel alla natura selvaggia dalla quale proviene, a cominciare una nuova vita?

La voce narrante del film è di Danzer (Jean Reno) che interpreta un guardaboschi che avrà un po’ la figura di una specie di “nonno” per Lukas e cercherà di preparare il bambino al fatto che l’aquila, prima o poi, dovrà lasciarlo per vivere la sua vita.

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Assolutamente magistrale la fotografia del film a cura di Óscar Durán e Otmar Penker.

Abel il figlio del vento è il risultato di un’entusiasmante fusione tra un lungometraggio e un documentario sulla natura e della collaborazione di due grandi professionisti: Otmar Penker, luminare nel campo delle riprese e della fotografia in ambienti naturali e soprattutto alpini, e Gerardo Olivares, acclamato regista di numerosi film.

Nel 2011, Otmar Penker e Gerald Salmina decidono di combinare la loro esperienza nell’ambito delle riprese naturali a un copione destinato ad un lungometraggio. L’idea principale era di girare un’avventura tra le Alpi Europee che avesse come protagonisti un’aquila e un uomo.

Per girare un film con queste particolari caratteristiche è stato necessario instaurare un approccio inusuale alla produzione. Solitamente il primo passo nella creazione di un film è la stesura della sceneggiatura, ma in questo caso è stato necessario partire dagli aspetti che riguardavano le riprese nella natura, soprattutto per via della grande quantità di tempo necessaria a Otmar Penker alla realizzazione delle riprese della vita selvaggia degli animali nel loro habitat.

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La troupe ha cominciato quindi a girare le scene nella natura anche se la sceneggiatura era ancora in una prima fase di stesura. Nel 2011, Penker assieme a una piccola troupe ha iniziato a girare nel più grande parco nazionale dell’Austria – Parco Nazionale Alti Tauri – le scene riguardanti la storia dell’aquila.

Per girare le sequenze ambientate in estate, l’intera troupe e il cast si sono dovuti spostare nella Ahrntal Valley situata nel Sud Tirolo italiano.

Per realizzare al meglio una storia così unica e mantenere intatta l’autenticità dello scenario naturale, si sono dovute sviluppare nuove tecniche di ripresa. Per farlo la troupe si è avvalsa della collaborazione di Franz Schüttelkopf, Paul Klima, Michael Holzfeind e altri falconieri provenienti dall’associazione di falconeria Adlerarena Landskron. Ed è proprio con loro che Manuel si è preparato, dimostrando di avere una grande affinità con i rapaci e imparando in breve tempo a gestirli. Durante il periodo di preparazione, l’insegnante di recitazione Mercedes Almarcha ha insegnato a Manuel alcune tecniche per recitare assieme ai rapaci e interagire con loro in modo naturale.

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Tra i vari metodi sperimentati, sono state realizzate delle riprese aeree attraverso il volo in tandem di aquile e veicoli aerei ultraleggeri e si è fatto uso di cannoni sparaneve per simulare una valanga.

Le riprese più complesse sono state sicuramente quelle riguardanti le prime fasi di vita delle aquile. Per evitare il più possibile di disturbare i rapaci e di essere invadenti, si è deciso di trasferire per un anno un esemplare femmina di aquila e i suoi piccoli, provenienti dalla falconeria, all’interno di una voliera rimodellata appositamente per ospitare le riprese e in cui potevano essere ripresi da una telecamera fissa. Dopo un primo momento necessario alle aquile per prendere confidenza con la telecamera, la loro vita all’interno del set appositamente ricreato è continuata senza problemi e le telecamere hanno potuto riprendere da vicino la routine quotidiana della famiglia di rapaci.

Se vi interessa potete anche guardare il trailer del film che vi lascio qui di seguito.

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2 Responses to Abel Il Figlio del Vento

  1. Margherita ha detto:

    Dopo aver letto questa tua recensione sono andata a vederlo nel weekend e mi sono commossa come una bimba! Gran bel film.

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